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Storia

STORIA

La storia del Bonomini comincia nel 1441 e dopo oltre 5 secoli e mezzo ancora continua.
Cosimo, padre della dinastia medicea, rovinava i suoi avversari politici con tasse insostenibili, un metodo molto più moderno della medievale eliminazione fisica dei nemici. Si formò allora una categoria di "POVERI VERGOGNOSI", vergognosi non perché vergognosamente poveri ma perché si vergognavano di esserlo. Erano persone facoltose, commercianti, artigiani, caduti in miseria che conservavano quella dignità che impediva loro di stendere la mano. La loro civiltà rendeva ancor più tragica la loro condizione. Dal convento di San Marco e dall'Ordine Domenicano è venuto il Beato Angelico, che sapeva dipingere le cose dello Spirito e Santo Antonino che sapeva viverle e farle vivere agli altri. Il piccolo frate illuminato, dal viso arguto e sempre giovane che potete ammirare nel bellissimo busto ligneo della cappella dei Bonomini, scappò in maremma, quando seppe che il Papa voleva farlo Vescovo. Ma dovette ritornare a prendere sulle spalle il peso della Chiesa Fiorentina. Quello stesso piccolo frate sapeva ricordare ai potenti la miseria nascosta e i torti da riparare ed ebbe un'idea semplice, come sono semplici le idee ispirate e destinate a durare.

Chiamò dodici cittadini, i Bonomini, due per ogni sesto della città e li fece Procuratori dei Poveri Vergognosi. Li scelse fra persone di diversa levatura sociale e dette loro una regola elementare: dovevano raccogliere da chi poteva, dare e distribuire tutto quello che ricevevano nel più assoluto segreto, trovando e assistendo quei poveri che si chiudevano nel loro silenzio, vittime della loro miseria e della loro dignità. Quei poveri tanto numerosi anche oggi e che non osano e si vergognano di chiedere. Dal 1441 attraverso i secoli, i Bonomini si sono sempre succeduti e Firenze li ha sempre aiutati ad aiutare gli altri. Tutte le volte che uno di loro muore i Bonomini chiedono l'ispirazione dello Spirito Santo per eleggerne un altro. Tutte le volte che sono senza fondi arriva un'offerta generosa.

Antonio Pierozzi

Quando sono senza denaro accendono una candela sulla finestra della loro sede in piazzetta Dante Alighieri, di fronte alla Pretura. La voce che i Bonomini "sono al lumicino" corre per la città e Firenze riscopre il suo cuore generoso, e anche un pò nascosto, come i poveri vergognosi. Ogni venerdì, i dodici Bonomini, e i sei aiuti, si riuniscono per discutere i casi nuovi e vecchi, le miserie nascoste e votano - col fagiolo bianco che imbianca e il nero che approva - i sussidi da erogare.

Privilegiano i sussidi che aiutano gli assistiti "a risalire la china" ma aiutano anche quelli che non hanno più la forza, la capacità o la salute per farlo.

La storia dice che Cosimo "parendogli di aver denaro di non buon acquisto" si recò dal Papa che gli chiese di dare 10.000 fiorini al convento di San Marco per il suo restauro. Cosimo chiamò il suo architetto Michelozzo e restaurò il convento dove fece una sua cella, dove tutt'oggi si può ammirare l'affresco del Beato Angelico, e spese 40.000 fiorini. In seguito i Medici hanno sempre aiutato i Bonomini con contributi e con speciali leggi che consentivano fra l'altro, una specie di amnistia fiscale per colore che elargivano somme a favore dei Bonomini e alcuni di essi furono procuratori dei Bonomini. Ancora oggi ogni giorno qualcuno, perché vuole ringraziare per una grazia ricevuta, o perché vuol ricordare una persona cara, o perché ha forte in sé il senso della carità, mette nella buca delle offerte o manda aiuto ai Bonomini.


Diciamo la verità: chi può essere veramente sicuro di aver meritato tutto quello che ha? Chi può essere sicuro di non sentire il cuore più leggero, allungando silenziosamente una mano verso le miserie nascoste degli altri? Il momento che viviamo è difficile, le leggi dell'economia sono spietate, molti perdono la loro attività, sono indebitati e scoraggiati. Le richieste di aiuto sono maggiori e più frequenti e i Bonomini - anche quando raschiano il fondo del barile - aspettano fiduciosi perché Firenze non li ha mai delusi e raramente ha aspettato che si accendesse il lumicino.